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Cocktails

"Cocktail", parola strana, piena di mistero e di fascino. Tra i ricorrenti richiami che si attribuiscono alla storia dei cocktails emergono alcune figure caratteristiche come quella di Ernest Hemingway, lo scrittore che sottolineò la gioia di vivere accanto ai calici di ottimo vino o di short drink preparati all'Harry's Bar di Venezia, all'insegna di una corposa e fresca allegria vissuta talvolta insieme ad illustri amici, scrittori, artisti, uomini politici, scienziati di tutto il mondo. Erano tempi in cui clienti eccezionali, frequentavano i tranquilli ritrovi dei grandi alberghi, le sale scintillanti dei caffè alla moda (la famosa terza saletta dell'Aragno di Roma, il Caffè degli specchi di Trieste, il Pedrocchi di Padova, il Gambrinus di Napoli, oltre ai locali e ritrovi di città artistiche come Firenze, o di Capitali di tutto il mondo).

Perchè incontrarsi, conversare, discutere su argomenti di attualità era un diversivo e distensivo modo di vivere la vita, dedicando più tempo a se stessi e agli altri, magari davanti a un cocktail per stimolare l'estro conviviale.   

Nascevano così i drinks che avrebbero fatto il giro del mondo. Nomi ormai conosciuti, come il Negroni, nato da un casuale momento (la ricetta originale, servita al Casoni di Firenze, un ritrovo alla moda del 1919, era a base di vermouth rosso Cinzano e Bitter Campari, il classico Americano, l'idea fu di aggiungere a questa miscel aun po' di gin, così come faceva sempre il conte Camillo Negroni, ottimo cliente del locale; Fosco Scarselli, il barman, si sentiva richiedere più volte al giorno: "come il conte Negroni" e non gli fu difficile dare un nome a un cocktail che sarebbe poi stato diffuso ovunque) o come Mary Pickford (l'indimenticabile affascinante attrice americana degli anni Trenta), come Bloody Mary (Maria la sanguinaria), o Caruso (dedicato al tenore che aveva conquistato gli americani) venivano serviti in tutti i continenti.

Cos'è un cocktail ?

Il cocktail è l'esempio della ricerca di un perfetto equilibrio tra ingredienti differenti tra loro. La base è rappresentata sempre da un distillato importante (whisky, cognac, acquavite, gin, ecc.), a cui si aggiungono gli elementi modificanti, che hanno la funzione di conferire gusto amaro, dolce, aromatico o acido, di essere dissetanti o tonici. Molto spesso nella formula è presente il ghiaccio, che contribuisce a un giusto amalgama e allunga leggermente la miscela. Si possono poi prevedere elementi decorativi come olive, ciliegie, scorze di arancia e limone, foglie di menta. Tutti i cocktail sono distinti da un proprio spiccato profilo organolettico.

I barman che li hanno ideati possono essere considerati dei veri e propri artisti, esperti nelle armonie del gusto e degli aromi.

I cocktail hanno norme precise di preparazione, che prevedono una serie di strumenti appositi: secchiello e pinza per il ghiaccio, shaker, mixing glass o mixer, passino per il travaso nel bicchiere, palettina per mescolare, coltellini e cucchiai di varia misura, cavatappi e pinza  per tappo di spumante e Champagne. Ogni cocktail richiede un bicchiere apposito: si va dal semplice calice alla provetta, dalla flûte alla coppetta da cocktail, dall'old-fashioned al tumbler, dallo highball al collins.

 

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